Immagine

Delhi, 9 Dicembre 2013

Tanto per la cronaca, ieri ho appreso che tra Delhi e la sua metro iper-moderna ci sono -senza esagerare- circa 100 anni di differenza. Dalle scale mobili, al fango puzzolente… la differenza sta in soli 200 metri in altezza. Stupefacente.

Delhi mi regala sempre questo effetto di estrema insofferenza.

Sara’ lo smog che riesce a coprire la luce del sole, il chiasso assordante, la sporcizia, la gente che si accalca ovunque… e trova spazi anche dove non ci sono.

Insomma dopo un mese e mezzo circa, un tempo abbastanza lungo direi…, sono riuscita a stare di nuovo male.

E sempre nella stessa citta’.

Tanto che a questo punto, mi sento di dire con estrema franchezza che tra me e Delhi non e’ scoccata la scintilla…

Ieri il mio stomaco ha iniziato a fare i capricci nuovamente, dopo aver visto una persona mezza morta a terra, nel bel mezzo di una strada trafficatissima. Completamente ricoperta di mosche. Moscerini. Formiche. E polvere.

E la cosa peggiore e’ che le persone che ci passavano vicino, anziché curarsi del pover uomo, si accalcavano tutti su di me… per chiedere chiedere e ancora chiedere. Come se avessi qualcosa da dare.

Quell’uomo stava li a terra. Fermo. Immobile. Nell’indifferenza collettiva.

E’ incredibile come “la fame” (quella vera eh…quella da meno di un pasto al giorno) rendano situazioni del genere “normali”.

Nessuno ci fa più caso ormai.

Tutti sembrano essere troppo impegnati .. o troppo avvezzi chissa’…

E’ una guerra tra poveri. Dove la povertà non e’ solo materiale, ma soprattutto di valori.

E ho veramente PAURA di tanta atrocità.  

Pensare come noi umani possiamo essere dei veri MOSTRI, in talune circostanze.

Nel pomeriggio ho poi incrociato una bambina, sui 5 anni (non di più), che camminava pericolosamente su una corda altissima per dare “spettacolo” (da circo) e per far guadagnare quattro soldi ai suoi orrendi protettori. Anche li’ ho avuto i brividi.

Aveva gli occhi completamente spenti e truccati di un nero sbavato.

E quegli occhi neri hanno fissato a lungo me e la mia realtà ovattata.

Mi hanno trapassata. Mi hanno ferita. Mi hanno chiesto aiuto.

Che instintivamente, mi sarei fatta spazio tra quella massa di uomini volgari e rozzi e l’avrei presa per mano.

L’avrei portata via con me quella bimba, se avessi potuto. Giuro.

Pur di strapparla da quelle incoerenze fatte di uomini viscidi ma col turbante in testa. Le cui donne stanno a casa.. mica per strada..

Perche’ tra 15 giorni e’ Natale. E dovrebbe esserlo per tutti in fondo.

Provo ribrezzo per questa ingiustizia dilagante che, alla fine, colpisce sempre le stesse persone disperate.

La verita’ e’ che, oggi come ieri, nascere in un luogo piuttosto che in un altro… puo’ rappresentare una colpa. Un peccato originale.

La cui espiazione, talvolta, avviene nel corso di una vita intera. Lunghissima.

Credo che citta’ come Delhi o Calcutta (nella quale noi non siamo stati) possano certamente migliorarti, mostrandoti risvolti diversi dell’umanità. Ti regalano consapevolezza. Ma nello stesso tempo, possono farti letteralmente ammalare.

Ed e’ questo che succederebbe a me stando qui a lungo.

Perché MAI riuscirei ad accettare gli atteggiamenti disumani che ho visto.

E aldila’ degli utopistici ideali di cambiare il mondo, spero almeno di non dimenticarmi di questi volti. Della loro luce.

Perché rendere, nel mio piccolo, un po’ migliore le realtà in cui mi troverò…sarebbe già un grande risultato!

Perche’ tutto sommato le miserie non hanno frontiere. Stanno ovunque.

E’ che delle volte noi semplicemente non vogliamo vederle.

A chi ha intenzione di venire in India per fare volontariato, direi infatti di ricordarsi anche di talune periferie del nostro paese… che spesso non stanno meglio. O di farsi un giro nelle stazioni delle grandi citta’ Europee.

Perche’ i problemi sono diversi, ma i risvolti che le vite possono prendere… sono similissimi.

Dell’India mi porto a casa il valore di una vita semplice. Fatta di piccole cose. Di condivisione. E di umiltà. Un valore che conoscevo bene, ma che mi ero lasciata sfuggire tra un “problema” inutile e un altro.

Mi porto a casa il rispetto per ogni essere vivente, riscontrato in posti illuminati come Rishikesh o Varanasi. Dove ogni vita viene considerata sacra.

Non mangio carne da più di un mese e mezzo. E sto benissimo.

Anzi dopo i mesi Australiani… credo sia stata una vera purificazione!

L’India e’ la perfetta sintesi del genere umano.

STAORDINARIO E MALVAGIO INSIEME.

E’ un luogo in cui ANGELI E DEMONI

condividono quotidianamente le loro realta’. 

Citta’ come Delhi hanno la capacita’ di suscitare sentimenti quali voglia di casa, famiglia e amici. Almeno in me…

L’India mi ha fatto tanti doni, ma primo fra tutti mi ha fatto riscoprire quella gran VOGLIA DI FARE che, in fondo, ho sempre avuto!

Buongiorno Italy

Kisses

Antonia

PS: tutte le foto di questo post sono state scattate a Rishikesh che, come credo abbiate intuito, e’ stato uno dei posti che più ho amato viaggiando per questo paese.

ImmagineImmagineImmagineImmagineImmagine